La recente approvazione della legge sulle Unioni Civili ha segnato un passo avanti nell’inclusione della Comunità omosessuale nella vita della società italiana, portando tuttavia alla luce le grandi resistenze e limitazioni, prima della politica, poi di parti della società civile, nei confronti di persone di cui ancora non vengono riconosciute le prerogative e le possibilità di un cittadino eterosessuale, come la capacità di mantenere relazioni stabili e durature, o di dar vita ad un progetto famigliare valido e sano.
Alla soddisfazione per il riconoscimento, da lungo cercato, di diritti fondamentali della coppia quali quello all’assistenza, alla reversibilità e all’eredità in caso di morte di uno dei due partner, si accompagna lo sconforto e la rabbia provati nei confronti di un sistema che non riconosce ancora la validità dell’affettività di coppie omosessuali.
Le conseguenze sono gravi: figli di famiglie omogenitoriali non hanno ancora alcuna tutela; portatori di idee e opinioni arretrate e offensive hanno, inoltre, ancora molto spazio e ascolto nei mezzi di informazione e nell’immagine che i cittadini italiani hanno di persone omosessuali e transgender.
Qui sta il punto di partenza per associazioni come GrandaQueer, che si sforza da sempre di abbattere modelli discriminatori in favore di una maggiore inclusione e uguaglianza per le persone LGBT, con l’obbiettivo di aprire la società civile ad una vera conoscenza di una categoria di persone fino ad ora, ma sempre meno, esclusa e discriminata. Si apre quindi una nuova battaglia per l’avanzamento sui temi di una legge contro l’omofobia, e una maggiore tutela legislativa per i figli delle famiglie Arcobaleno.
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